Brexit nel golf: guai in vista per l’Open Championship 2019 a Portrush

Ci sarà o non ci sarà la Brexit nel golf? Il mondo del professionismo guarda con crescente apprensione al prossimo 29 marzo, ad oggi giornata prescelta per l’addio del Regno Unito all’Unione Europea. Se così fosse sorgerebbe qualche problema per l’Open Championship a Portrush, in Irlanda del Nord.

Una vista dall'alto del Royal Portrush: sarà il primo Open Championship post-Brexit nel golf?

Una vista dall’alto del Royal Portrush: sarà il primo Open Championship post-Brexit nel golf?

L’apprensione viene raccontata da Martin Slumbers, amministratore delegato del Royal and Ancient Golf Club di St.Andrews Ltd, autorità suprema del golf in Europa, Asia e nei Paesi del Commonwealth.

“La vicenda Brexit nel golf rappresenta una preoccupazione significativa per l’Open Championship 2019″, dice Slumbers ammettendo come il Leave possa creare problemi al major più antico della storia del golf. Ironia della sorte: era dal 1951 che questa storica gara non si giocava al Royal Portrush, in Irlanda del Nord. Ricordiamo che il  campione uscente è un certo Francesco Molinari.

Brexit nel golf: e chi pensa alla logistica?

La competizione (in calendario dal 18 al 21 luglio 2019) non è assolutamente in discussione, sia ben chiaro. A non lasciare tranquilli gli organizzatori è tutto quello che sta dietro a un evento simile: “Abbiamo oltre 2.000 container da trasportare – ha spiegato Slumbers – e non sappiamo se farli passare attraverso Dublino, Belfast, oppure al di fuori della Gran Bretagna”.

Foto tratta del sito del GC Royal Portrush.

Foto tratta del sito del GC Royal Portrush.

La differenza non è da poco: senza Brexit effettiva tutto resta com’è ora con i camion che si muovono liberamente. Oppure, in caso di accordo amichevole per il confine tra le due Irlande, la comitiva passerà da Dublino e Belfast. Terza ipotesi, la meno favorevole: il confine con l’Irlanda diventerà a tutti gli effetti un confine europeo e quindi i camion dovranno munirsi di permessi e i conducenti di santa pazienza sulla via per Portrush.

Parola a Theresa May

La decisione di Theresa May, che ha offerto al Parlamento inglese la scelta di decidere sull’ipotesi di un no deal e su un rinvio della Brexit, potrebbe rappresentare dunque una manna dal cielo per la buona riuscita della rassegna.

Ma la premier britannica, pur confermando una opzione relativa a un rinvio, ha ribadito l’intenzione di far uscire il Regno Unito “nel rispetto della volontà popolare”. Morale della favola: lei spera ancora nella Brexit per il 29 marzo.

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