Golf in Cina: al bando cento campi “abusivi” – Ma si può fermare lo sport?

Pechino ha lanciato la sua campagna d’inverno contro il golf in Cina: le autorità cinesi hanno chiuso dall’oggi al domani 111 campi sui 683 esistenti nel Paese. Le violazioni contestate vanno dall’abuso edilizio “classico” alla costruzione di campi in riserve naturali, passando per l’eccessivo sfruttamento delle falde per l’irrigazione. Su altri 65 percorsi il giudizio è sospeso: 18 dovrebbero tornare ad essere campagna, 47 hanno un futuro incerto.

Golf in Cina

Greg Norman durante una clinic con la nazionale femminile cinese alla Mission Hills Celebrity Pro-Am nel 2014 (foto Afp)


LA POST VERITA’ – Pechino cerca di prendere le distanze da questo sport, finito nella campagna anti-corruzione voluta dal presidente Xi Jinping al punto che il Partito comunista ha “invitato” nel 2015 i quasi novanta milioni di iscritti a non calpestare il green, paragonando mazza e green “ a cattive abitudini non conformi ai principi di condotta e morali” del Partito Comunista. Sotto osservazione i quadri del partito: guai a loro se spuntasse l’iscrizione a un qualsiasi circolo.

Il rapporto tra la Cina e il golf è strano, per non dire stranissimo. Nel 2004 il governo disse stop alla costruzione di nuove strutture oltre alle 200 già esistenti. A tredici anni dal bando, i campi da golf nel Paese sono, appunto, diventati 683. Secondo l’agenzia Nuova Cina, ognuna delle 33 regioni del Paese ha almeno un campo da golf, eccezion fatta per il Tibet. Anche Xinjiang, popolata dall’etnica uigura, ha campi nella capitale Urumqi e in altre due città.

RIO DE JANEIRO – La cinese Shanshan Feng nell’ultimo giro della gara olimpica. Feng ha vinto il bronzo, oggi è numero 4 al mondo (Foto Afp)

DA MAO IN POI – A schierarsi contro il golf fu Mao Tse-tung in persona, mettendolo fuorilegge nel 1949: l’unico campo esistente all’epoca, quello di Shangai, fu trasformato in zoo. Nel 1980 con le riforme di Deng Xiaoping la musica è cambiata al punto che a Mission Hills, nella regione dello Shenzen, oggi c’è il resort golfistico più grande del mondo.

Come nel basket prima e nel calcio dopo, Pechino vuole primeggiare e per farlo non esita a metterci soldi. In Cina sono così arrivati molti allenatori e professionisti stranieri protagonisti in circuiti ben remunerati. Greg Norman in persona è stato consulente della nazionale cinese per diversi anni. Non dimentichiamo che da quelle parti ci sono circa 10mila giovani tesserati e trecento eventi internazionali.

E che una scuola di Shangai ha reso obbligatorio praticare golf durante il corso di studi.

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