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McIlroy vuole un figlio: addio alle Olimpiadi “Ho paura del virus Zika” – E gli altri atleti?

di Sauro Legramandi – @Sauro71

E venne anche il tanto temuto giorno di Rory McIlroy: il più forte giocatore europeo, come avevamo scritto qualche settimana fa, ha rinunciato alle Olimpiadi di Rio per il timore di essere infettato dal virus Zika e quindi di trasmetterlo alla compagna. Il nordirlandese si dimostra uomo prima che professionista: l’uomo Rory McIlroy vuole metter su famiglia con Erica Stoll e ha paura del virus. La paura è uno dei sentimenti più umani che ci siano: l’ex numero uno al mondo ha paura di venir punto da una zanzara in Brasile e di trasmettere il virus alla compagna e all’eventuale nascituro.

Rory McIlroy ed Erica Stoll

Non giriamoci intorno: non c’è medaglia, non c’è assegno, non c’è patriottismo che tengano davanti anche a una sola possibilità su un milione di contrarre il virus.

McIlroy è uscito allo scoperto con una dichiarazione scritta. “La mia salute e quella della mia famiglia vengono prima di tutto e tutti” scrive il vincitore di quattro major e uno dei favoriti all’oro olimpico di Rio 2016. E quindi ammette che nonostante la possibilità di contrarre il virus sia bassissimo non esiste rischio che lui voglia correre.

Poi un pensiero agli irlandesi, storditi dalla notizia di un eroe nazionale che issa bandiera bianca. “Sono certo che gli irlandesi capiranno la mia decisione. Il loro supporto non mi è mai mancato e il mio impegno per loro non verrà mai meno”.

Certo che per il golf olimpico perdere un nome di peso come quello di Rory è davvero un brutto, bruttissimo colpo.  Il nostro sport rientra ai Giochi dopo 112 anni di assenza e non è detto che venga confermato tra le discipline di Tokyo 2020. Oltre che un livello tecnico tra i migliori al mondo, McIlroy portava visibilità, attenzione e sponsor e ora la sua assenza peserà tantissimo.

Prima di lui parecchi i forfait annunciati: chi per impegni già presi, chi per motivi non meglio precisati, chi come Leishman proprio per Zika.

E in attesa di conoscere il prossimo giocatore che getterà la spugna la domanda sorge spontanea: possibile che non si possa sapere con esattezza se il rischio di contrarre Zika sia davvero così basso? Possibile  mettere a repentaglio la salute di migliaia di uomini e donne (prima ancora di atleti, tifosi e addetti ai lavori) e dei loro futuri figli?

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