Se Parigi val bene una messa, una partita a golf a Cuba potrebbe ben valere la fine dell’embargo. Nell’annunciare le prove tecniche di disgelo, Barack Obama potrebbe aver unito l’utile (riconquistare la popolarità perduta) al dilettevole, ossia giocare a golf a Varadero, l’unico 18 buche attivo oggi sull’isola castrista.
Siamo in piena fantapolitica, certo, ma un pizzico di follia non guasta mai soprattutto dopo che la Casa Bianca ha ventilato una possibile e/o imminente incursione (pacifica) del presidente nell’isola.
Tra una stretta di mano, una foto ricordo e un tweet vuoi che non ci scappi qualche ora per un giro in campo? L’uomo più potente del mondo ha un debole per mazze e palline nonostante chi lo abbia visto sul tee di partenza giuri non si tratti proprio di un campione.
Ma questo sport è una droga, crea un’assuefazione che ti fa odiare il pitch ad ogni flappa e moltiplicare l’adrenalina ogni volta che quella maledetta pallina finisce in buca. Obama è arrivato a giocare 17 di handicap e pratica alla Casa Bianca, alle Hawaii e dovunque il protocollo consenta.
Nell’ormai ex isola nemica, Obama avrebbe oggi ben poca scelta: l’unico 18 buche è il
La proprietà è canadese, la Golf Design Services. Sia che giochi a Varadero che all’Avana Obama deve farsi omaggiare del green fee: con l’embargo ancora in vigore, i cittadini americani non possono spendere dollari sull’isola.
Fidel e Che Guevara sul green – Prima della Rivoluzione Cubana datata 1959 il golf era piuttosto diffuso da quelle parti, come testimoniavano la dozzina di campi esistenti. Poi l’equazione golf-uguale-sport capitalista e tutto in soffitta fino a qualche anche anno fa quando si decise di investire per attirare un certo turismo.
Ma il golf a Cuba è anche storia come dimostrano alcuni scatti del fotografo Korda che immortalano addirittura il lider maximo e Che Guevara impegnati in una gara nella capitale allo scomparso Colinas de Villareal Golf Club. Era il 1961, vinse il generale e le cose in campo non andarono proprio come raccontò la propaganda cubana. Ma questa è un’altra storia.
di Sauro Legramandi (@Sauro71)